I benefici di una media cellule bassa

Perché conviene avere basse cellule somatiche, sotto le 200.000 cel/ml

Il livello di cellule somatiche medio in una stalla è strettamente correlato alla percentuale di vacche infette da mastiti subcliniche, dove sia il latte, la mammella che l’animale sono in apparenza normali. E allora quale è il problema? La presenza di cellule somatiche alte e, quasi sempre, dell’agente eziologico (batteri, nel 99% dei casi, ma ci sono anche alghe come la Prototheca, micoplasmi, funghi e virus).

Puntare ad avere cellule basse, sotto le 200.000 cel/ml, ha una serie di benefici, non solo per l’allevatore, ma anche per l’industria del latte e per il consumatore.

  1. Per l’allevatore una media bassa significa:
  2. Meno stress e maggior soddisfazione professionale
    • Svariate inchieste in molti paesi hanno evidenziato come sia proprio questo l’aspetto che per tanti allevatori risultata quello più rilevante.
  3. Aumentati guadagni grazie a:
    • Maggior produzione: partendo da una soglia di riferimento di 200.000 cellule di massa, la produzione del latte cala di circa il 2,5% a livello di mandria a ogni incremento di cellule di 100.000.
    • Meno casi di mastite clinica: le bovine con cellule superiore a 200.000 hanno 2 – 4 volte più probabilità di subire una mastite clinica se confrontate con vacche con medie inferiore a 200.000. 
    • €165 – 235 è il costo stimato per caso clinico in questo studio, e comprende la perdita di produzione, aumento della % di riforma forzata, aumento dei costi terapeutici, latte scartato, lavoro extra, ecc… 
  4. Per l’industria del latte
  5. Maggior resa casearia
    • Per ogni 1000 L di latte con 400.000 cel. nel Parmigiano Reggiano si perdono 2,4 kg di formaggio (fonte CLAL)
  6. Per il consumatore
  7. Il latte con cellule alte contiene batteri, o le loro tossine, molte delle quali sono termo stabili, perciò capaci di resistere alla pastorizzazione e quindi potenzialmente pericolose per la salute umana. Da non sottovalutare il rischio residui antibiotici e le implicazioni che questo ha con il crescente fenomeno dell’antibiotico resistenza e lo sviluppo dei cosiddetti “superbugs”, i super batteri resistenti alla maggior parte se non a tutti gli antibiotici disponibili.

Fonte: Università di Gent (Canada) 
Tradotto e adattato Dott. Richard Echeverri Erk, Direttore Klareco